di Redazione

Pagine Esteri, 10 aprile 2024 – Dopo l’inizio della sanguinosa operazione militare di Israele contro la popolazione di Gaza, il presidente turco Erdogan ha più volte denunciato la strategia dello “stato ebraico”, utilizzando anche toni forti. Ma alle parole non hanno in genere fatto seguito azioni concrete, tanto che alcune forze politiche hanno fortemente criticato Erdogan e il suo Partito Giustizia e Sviluppo per la continuazione dei rapporti economici e militari con Tel Aviv.

Finora l’esecutivo di Ankara aveva ritirato gli ambasciatori da Tel Aviv ed inviato ingenti quantità di aiuti alla popolazione di Gaza ma non aveva intrapreso nessuna azione nei confronti di Israele, tanto che durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative l’Akp ha perso un numero consistente di voti a favore di formazioni (l’islamista Yeni Refah e i repubblicani del Chp) che invece rivendicano l’interruzione dei rapporti commerciali con lo “stato ebraico”.

Dopo le grandi manifestazioni dei mesi scorsi, anche il 6 aprile decine di migliaia di persone sono di nuovo scese in piazza ad Istanbul in solidarietà con il popolo palestinese. La polizia ha aggredito una parte dei manifestanti, alcuni dei quali sono stati arrestati, suscitando un’ondata di proteste e di indignazione e l’imbarazzo dell’esecutivo, che ha ordinato la sospensione di due agenti e l’apertura di un’indagine sull’operato delle forze dell’ordine.

Per correre ai ripari, dopo la storica sconfitta elettorale del 31 marzo e in un contesto di forte crisi economica, il governo turco ha deciso di dare un segnale più concreto e tangibile. Ieri il Ministero del Commercio turco ha annunciato il blocco delle esportazioni verso Israele di 54 tipologie di beni, tra i quali alcuni materiali in acciaio, ferro e alluminio, piastrelle, cemento, carburante per aerei, olio per motori.
«Questa decisione rimarrà in vigore fino a quando Israele non dichiarerà un cessate il fuoco e permetterà un flusso adeguato e ininterrotto di aiuti umanitari a Gaza» ha annunciato il ministero del commercio in un comunicato.

Il governo israeliano ha subito protestato per la misura e annunciato rappresaglie economiche nei confronti di Ankara. «Prepareremo un elenco esteso di prodotti che Israele impedirà alla Turchia di esportare» ha minacciato il ministro israeliano Katz, aggiungendo che chiederà agli Stati Uniti di fermare gli investimenti nell’economia turca e di «imporre sanzioni» contro Ankara.

Secondo i dati pubblicati dall’Assemblea degli esportatori turchi (Tim), nei primi mesi del 2024 le esportazioni di Ankara verso Israele sono costantemente aumentate. Tuttavia, le esportazioni totali nel primo trimestre dell’anno in corso sono ammontate a 1,1 miliardi di dollari, in calo rispetto al 2023. Anche lo scorso anno le esportazioni turche in Israele erano scese da 7 a 5,4 miliardi di dollari. Pagine Esteri






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