di Rana Abhari* –

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(Traduzione di Federica Riccardi)

Pagine Esteri, 23 aprile 2024. Alla luce dei recenti attacchi di rappresaglia dell’Iran e di Israele, l’attenzione dei media si è ora spostata sulle preoccupazioni di una potenziale escalation regionale e sull’atteso pacchetto di aiuti della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Di conseguenza, Gaza e la sua guerra sembrano essere passate in secondo piano.

Ma non dovrebbe rimanervi a lungo. Mentre lo sguardo del mondo è stato distolto, il bilancio delle vittime da quando Israele ha colpito il consolato iraniano in Siria, tra i 50 e i 100 gazawi al giorno, non fa che sottolineare la gravità della situazione. Dall’attacco del 1° aprile, l’assalto israeliano a Gaza ha provocato: rivelazioni sul fatto che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno creato “zone di morte” a Gaza in cui chiunque può essere colpito; la morte di sette operatori umanitari internazionali, uccisi in un attacco mirato dell’esercito israeliano; una fossa comune, trovata dopo il ritiro israeliano dall’ospedale al-Shifa, che conteneva almeno quindici corpi dopo l’assedio di due settimane all’ospedale; la morte di almeno 13 persone dopo che un attacco ha preso di mira il campo profughi di Al-Maghazi, nel centro di Gaza; e la notizia che tutti i pozzi d’acqua di Gaza City hanno smesso di funzionare, secondo l’Ufficio dei media del governo di Gaza.

Anche negli Stati Uniti non sono cessati gli sforzi popolari contro la vendita di armi a Israele. La campagna nazionale “uncommitted” (non impegnato) per le primarie presidenziali democratiche, che mira a spingere l’amministrazione Biden verso un cessate il fuoco a Gaza, ha raccolto quasi mezzo milione di dollari. Il movimento è partito dalle primarie presidenziali democratiche del Michigan, dove più di 100.000 elettori hanno votato “uncommitted”, per inviare il segnale che la campagna di rielezione del Presidente non è allineata con i suoi probabili elettori sulla guerra a Gaza. Da allora altri Stati – come Minnesota, Washington e Wisconsin – hanno raccolto l’idea e si sono rapidamente organizzati per far affluire persone che vogliono mandare un messaggio a Biden. Quest’anno, in occasione del Tax Day, si sono svolte proteste in tutto il Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla guerra di Israele a Gaza.

In Israele, continuano le imponenti proteste a Tel Aviv e Gerusalemme, che riflettono una sfida significativa alla leadership del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, sempre più in difficoltà. I manifestanti sono furiosi con il Primo Ministro e il suo governo per non essere riusciti a garantire il rilascio di tutti gli ostaggi rapiti durante gli eventi del 7 ottobre. Nonostante il rilascio di 105 persone durante una tregua temporanea lo scorso anno, 130 ostaggi sono ancora deteduti da Hamas e altri gruppi militanti. Gli striscioni delle proteste chiedono le dimissioni di Netanyahu e nuove elezioni nazionali.

Venerdì scorso, la Camera dei Rappresentanti statunitense era pronta ad approvare il “National Security Supplemental” (Supplemento per la Sicurezza Nazionale), che comprende 16 miliardi di dollari di aiuti a Israele. Nei negoziati con i repubblicani, la leadership democratica ha considerato l’inclusione degli aiuti a Gaza nel pacchetto come una “linea rossa”. Ciononostante, c’è ancora un ampio segmento del partito democratico che non è favorevole all’invio di armi offensive a Israele senza garanzie che il loro uso non violi le leggi statunitensi o quelle internazionali relative alla guerra. Gregory Meeks, un membro della Commissione Affari Esteri della Camera, ha finora rifiutato di dare il suo consenso alla vendita di F-15 a Israele.

Inoltre, tra gli ostacoli procedurali per far passare il pacchetto di aiuti esteri da parte della Camera, otto democratici hanno introdotto un emendamento che limiterebbe i trasferimenti di armi statunitensi a Israele fino a quando non sarà completata una “indagine completa” sul loro uso a Gaza. L’emendamento è stato bloccato dalla Commissione per il Regolamento. Questo è stato solo uno dei tanti emendamenti dei Democratici che criticavano le azioni di Israele e che in ultima istanza non sono stati approvati dalla Commissione. Il voto finale della legge sugli aiuti militari a Israele, insieme alle altre del provvedimento, è previsto per sabato mattina.

Israele si trova in una posizione precaria. Mentre è impegnato a rispondere agli attacchi iraniani della scorsa settimana, è anche coinvolto in un conflitto separato con Hezbollah al confine settentrionale. Tuttavia, Israele sta indubbiamente approfittando dell’attenzione distolta del mondo. Recenti discussioni tra l’amministrazione Biden e funzionari israeliani suggeriscono che una qualche forma di approvazione per un’invasione di terra a Rafah deve ancora arrivare.

In tutta Gaza, dalla terribile carestia nel nord alla disperazione dei rifugiati ora ammassati nel sud densamente popolato, i prossimi giorni e settimane saranno cruciali. È essenziale ricordare che alla base degli attacchi israeliani e iraniani c’è il fallimento di Israele e Hamas di raggiungere un cessate il fuoco. A tal fine, l’attenzione del mondo non deve venir meno.

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* Rawan Abhari è “Advocacy Associate” presso il Quincy Institute. In precedenza ha lavorato come collaboratrice per la politica estera con il deputato Andy Kim, dove ha diretto il portafoglio per il Medio Oriente, e si è occupata di politiche dell’immigrazione, del sistema giudiziario, dell’ambiente e di diritti civili.






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