Traduzione di Valeria Cagnazzo
Pagine Esteri, 22 novembre 2024 – Il 20 novembre 2024 gli Stati Uniti hanno bloccato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per un cessate il fuoco immediato e incondizionato della guerra di Israele su Gaza. L’osservatore palestinese alle Nazioni Unite, Majed Bamya, ha commentato il veto, il quarto posto dagli Stati Uniti contro il cessate il fuoco dal 7 ottobre 2023 ad oggi, con questo discorso, tenuto di fronte all’omologo israeliano e all’intera aula catturata nell’ascolto.
“Grazie, signora Presidente. Non esiste il diritto a uccidere in massa i civili. Non esiste il diritto a ridurre alla fame un’intera popolazione civile. Non esiste il diritto a sfollare forzatamente un popolo. E non esiste diritto di annessione. Questo è quello che Israele sta facendo a Gaza. Questi sono i suoi obiettivi di guerra. Questo è quello che un’assenza di un cessate il fuoco gli sta permettendo di continuare a fare. Quest’assalto a pieno titolo da parte di Israele contro la terra e il popolo palestinesi riguarda tutto fuorché gli ostaggi. Se le famiglie degli ostaggi se ne rendono conto, come può qualcun altro in questa stanza affermare che non è così? Un cessate il fuoco permetterà di salvare vite, tutte le vite. Era vero un anno fa, è ancor più vero oggi. Un cessate il fuoco non risolve tutto, ma è il primo step per risolvere qualsiasi cosa. E qual è la proposta di coloro che ancora adesso, dopo tutta questa morte, non vogliono chiedere un cessate il fuoco incondizionato? E’ quella di accettare che il massacro vada avanti finché non avremo risolto tutto, mentre assistiamo al fatto che non stiamo risolvendo niente? Abbiamo ascoltato incessantemente in questa stanza, da parte di ogni membro, senza distinzione, discorsi sulla protezione dei civili, contro gli sfollamenti forzati, contro l’affamare la popolazione palestinese, contro l’annessione, contro la distruzione, contro l’escalation regionale. Tutti quelli che siedono intorno a questo tavolo erano d’accordo su questi temi, eppure eccoci qui. 44.000 Palestinesi uccisi. O perlomeno quelli che sono stati contati. Molti di più sono quelli che non si possono contare. Un giorno li troveremo in fosse comuni sotto alle macerie e scopriremo il numero reale delle vittime di quest’orrore. E ci saranno molti corpi che non ritroveremo mai. La fame che incombe su tutta Gaza, che è già realtà nel nord. Due milioni di persone sfollate, che continuano ad essere perseguitate anche quando vivono nelle tende. La totale drammatica distruzione di Gaza e di tutto quello che è necessario per la sopravvivenza. E la guerra al Libano, al suo popolo e alla sua sovranità. Cosa significa proclamare tutti questi principi, “siamo contro, siamo contro, siamo contro”, se poi ci si fa scudo di Israele per proteggerlo dalle conseguenze delle sue azioni, permettendogli di continuare a fare esattamente quello che chiediamo invece che venga fermato?
Signora Presidente, il mondo non dovrebbe crescere abituato alla morte dei Palestinesi, a vedere i bambini palestinesi morire di fame, a vedere le madri portare i loro figli da un posto all’altro, perché sfollate forzatamente. Non dovrebbe abituarsi a vedere giornalisti uccisi e umanitari uccisi. A vedere palestinesi arrestati, rapiti, trasportati su camion per andare a essere torturati, abusati sessualmente, violentati. Il fatto che siamo Palestinesi non rende queste cose meno scioccanti o meno oltraggiose. Forse per qualcuno abbiamo la nazionalità sbagliata, la religione sbagliata, il colore della pelle sbagliato, ma siamo esseri umani, e dovremmo essere trattati come tali.
C’è un capitolo ONU per Israele che è diverso dal capitolo che tutti noi altri rispettiamo? Ditecelo. C’è una legge internazionale per loro e una per noi? Loro hanno il diritto di uccidere e l’unico diritto che, invece, noi (palestinesi, ndr) abbiamo è di morire? Che diamine altro deve fare Israele in più perché questo Consiglio possa operare secondo il Capitolo 7 (il capitolo dello Statuto delle Nazioni Unite che regolamenta la possibilità del Consiglio di Sicurezza di agire “rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione”, ndr)? Che altro di più grave possono fare per convincere questo Consiglio ad agire sotto il Capitolo 7? O questo Consiglio è forse l’unico posto al mondo in cui si è incapaci di riconoscere una minaccia alla pace quando la si vede? Quando è sotto gli occhi di tutti, così innegabile. Voi state assistendo al tentativo di annullare una Nazione, di distruggere una Nazione. Non lo nascondono neanche, è un piano in bella vista. Eppure gli strumenti per rispondere a questa situazione continuano a non essere usati. Quindi qual è il problema? Le vite dei Palestinesi non sono degne di essere salvate o Israele ha una licenza per uccidere? Questo consiglio può solo adottare risoluzioni e poi assistere alle loro palesi violazioni? Questa stessa assenza di potere autoinflitta deve fermarsi e, come ha detto l’Algeria, anche noi ripetiamo che le risoluzioni di questo Consiglio devono avere un potere vincolante e che il suo ruolo dev’essere rafforzato. Il suo ruolo è quello di cambiare la realtà, non di registrare violazioni solo per propositi storiografici e poi permettere che si continui a commetterle.
Se gli sforzi diplomatici avessero avuto successo non saremmo ora qui. Riconosciamo tutti gli sforzi diplomatici che sono stati condotti. Eppure dobbiamo riconoscere che i bambini a Gaza stanno ancora morendo di fame, le famiglie continuano a essere uccise, le comunità vengono cancellate. Se questi sforzi avessero avuto un effetto non saremmo qui, ma non possiamo accettare che Israele usufruisca di un veto che blocca ogni tentativo di mettere fine a questa guerra. Specialmente quando sappiamo quali sono le sue vere intenzioni.
Signora Presidente, molte persone e molti governi nel mondo stanno dicendo le cose giuste e stanno cercando di fare le cose giuste e dobbiamo qui esprimere la nostra gratitudine per gli E10 (i 10 Stati membri del Consiglio di Sicurezza eletti ogni due anni, ndr) per gli sforzi indefessi che conducono da oltre un anno. E nell’ultimo mese tutti stiamo sperando che il 2025 porti a un cessate il fuoco. E possiamo metterci a discutere su chi sia il responsabile per quel cessate il fuoco che non si sta concretizzando. A noi sembra chiaro che Israele non ha mai avuto intenzione di accettare un cessate il fuoco e che ha trovato qualsiasi giustificazione per non raggiungerlo. Ringraziamo il Guyana per il suo sforzo nel coordinamento degli E10 e ringraziamo tutti coloro che hanno votato a favore di questa risoluzione. Concordiamo con Malta e Algeria sul fatto che questo è il minimo. È il minimo che l’umanità, la legalità, la moralità possano chiedere. E persino su questo minimo è stato posto un veto.
Io non riesco proprio a capire. Voi dite che non possiamo essere per un cessate il fuoco incondizionato. Cosa significa nei fatti adesso? Voi dite che non può esserci un cessate il fuoco incondizionato che non determini il rilascio degli ostaggi. Perché, questa guerra, invece, sta rilasciando degli ostaggi? Non sta neanche cercando di rilasciarli. Quindi che significa? Accettiamo questa guerra che sta uccidendo gli ostaggi e che sta uccidendo, minando, terrorizzando e distruggendo un’intera Nazione? Quando è abbastanza? Qual è il punto in cui diciamo “No, adesso c’è bisogno di un cessate il fuoco”?
Questa risoluzione stava cercando di restaurare la vita, di salvare vite, non era un messaggio pericoloso. Questo veto, piuttosto, è un messaggio pericoloso, che dice a Israele che può continuare a portare avanti i suoi piani, proprio quei piani ai quali (con le parole, ndr) voi vi opponete. Il messaggio che mandiamo conta. E questo è il peggior messaggio nel momento peggiore.
Israele è responsabile dei civili palestinesi che uccide e non può essere assolto da questa responsabilità. Li sta uccidendo di proposito, deliberatamente, ripetutamente, massivamente. Li sta affamando di proposito e non possiamo negarlo. Noi seduti in quest’aula abbiamo sentito tutte le agenzie ONU, qualsiasi testimonianza, qualsiasi ONG, che fosse palestinese, israeliana, internazionale, abbiamo sentito tutti dire la stessa cosa: tutto questo è fatto di proposito.
Cosa significa (questo veto, ndr)? Il rilascio degli ostaggi dev’essere incondizionato. Questo è quello che il consiglio ripete da un anno a questa parte. Ma smettere di uccidere i Palestinesi è invece qualcosa di “condizionato”? Ci sono condizioni accettabili per fermare l’uccisione di massa dei Palestinesi? Ci sono 100 ostaggi israeliani e ci sono 2 milioni di Palestinesi a Gaza. 2 milioni. Si meritano di più. Meritano rispetto per la loro vita e per il loro dolore. Israele affermerà sempre che le sue condizioni non sono state rispettate, perché i suoi piani richiedono di continuare questa guerra per annettere la terra e distruggere un popolo. Non possono perciò ancora accettare queste condizioni. 14 mesi e ancora discutiamo se un genocidio debba essere fermato o no. Non c’è giustificazione a un veto posto a una risoluzione che cerca di fermare delle atrocità. Non c’è giustificazione.
Signora Presidente, un giorno qualcuno guarderà le registrazioni di questi nostri incontri. Ci vedrà implorare per la vita del nostro popolo ancora e ancora e ancora, e cercherà di capire perché le nostre invocazioni non furono ascoltate. Guarderà le persone che sedevano attorno a questo tavolo e che qui parlavano e chiedevano da tutto il mondo al Consiglio di sicurezza di agire. Si leggerà ciò che ciascuno di noi diceva. E poi ci si chiederà “Come è possibile che un genocidio mandato in onda in TV, conosciuto in tutto il mondo, sia potuto andare avanti così a lungo?”. Si chiederanno “Se è vero che il mondo è contro le uccisioni di massa, contro gli sfollamenti, contro la fame, contro l’annessione, com’è possibile che tutto questo sia stato possibile?”. È forse perché tutti noi qui abbiamo il permesso di “parlare” delle regole, ma non di rafforzarle? Perché possiamo dispiacerci ed essere contrari alle cose, ma non possiamo agire?
Ci sono molti Stati adesso che si stanno facendo avanti per cambiare questa realtà. Chiediamo a tutti gli Stati e ai popoli di difendere la libertà e la pace. Non abbiamo più tempo.
Ribadiamo: siamo contrari al danneggiare i civili. E avremmo molto di cui lamentarci, potremmo sederci qui e cercare di giustificare i danni a scapito dei civili, ma non l’abbiamo mai fatto, neanche per un giorno. Siamo ancora qui, mentre decine di migliaia di nostri connazionali vengono uccisi, molti sono detenuti, tutti sono stati traumatizzati, tutti sono stati sfollati, avremmo molte molte ragioni per parlare diversamente. E invece restiamo fermi nel dire che non c’è ragione per fare del male ai civili. Indipendentemente dalla loro nazionalità, dalle loro origini e dalle circostanze.
Ma dei nostri civili, cosa ci dite dei nostri civili? Si meritano anche loro protezione. Le loro vite dovrebbero essere tutelate. Le persone non possono starsene sedute a chiedere ai Palestinesi il pacifismo in qualsiasi circostanza e consentire invece il militarismo a Israele. O credete che non possano esistere soluzioni militari e agite pacificamente e rigettate pertanto le soluzioni militari, o lasciate che si agisca militarmente. Noi siamo per un processo di pace. Anche dopo tutto quello che ci è stato fatto, siamo per un processo di pace. Aiutateci ad accelerarlo, non fermatelo. Fermate loro, e aiutate noi. Starete aiutando sia i Palestinesi che gli Israeliani, la nostra regione e il mondo intero.
Signora presidente, c’è un mondo là fuori dove i bambini palestinesi possono crescere. Noi non siamo nati per essere occupati e uccisi e sfollati. Non è questo il nostro destino. C’è un mondo in cui potremmo vivere e andare e in cui vedere i nostri bambini vivere senza guerre, bombe, tende, colonie, muri, checkpoint militari, prigioni, senza umiliazioni costanti, oppressione, demolizioni di case, amputazioni, dolore, agonia. Quel mondo potrebbe esistere oggi se noi volessimo agire. E il fatto che non lo stiamo facendo significa che molti molti altri Palestinesi soffriranno e anche molti altri soffriranno. Noi stiamo cercando di trovare una strada che ci porti lì, alla libertà, alla vita, alla pace. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo comune. C’è un mondo senza guerra in Medio Oriente, dove i civili palestinesi e israeliani conducono le loro vite. In cui possono guardare con più fiducia al loro futuro e magari intravedere più ponti che li connettano. Un mondo in cui la nostra regione mostra il suo pieno potenziale, a beneficio di tutti gli Stati e di tutti i popoli. È questo il futuro che viene distrutto davanti ai nostri occhi, e l’intera popolazione palestinese è la prima vittima.
Signora Presidente, chiediamo all’Assemblea Generale di farsi carico delle responsabilità che questo Consiglio non è stato in grado di assumersi a causa del veto degli Stati Uniti. Chiediamo a tutti i Paesi di utilizzare ogni strumento di cui dispongono per fermare i massacri. Quello che questa risoluzione voleva chiedere è questo: una fine incondizionata dei massacri. Una cosa che è sempre degna di essere supportata. Pagine Esteri
L’articolo “Siamo esseri umani o il nostro unico diritto è quello di morire?”. Il discorso di Majed Bamya all’ONU proviene da Pagine Esteri.