della redazione
Pagine Esteri, 16 settembre 2024 – La guerra totale spesso paventata nell’ultimo anno al confine tra Libano e Israele rischia di diventare realtà nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu infatti ha promesso che farà “tutto il necessario” per riportare a casa le migliaia di cittadini sfollati dall’Alta Galilea dopo lo scorso 7 ottobre, quando sono cominciati i lanci di droni e razzi del movimento sciita Hezbollah in appoggio ai palestinesi sotto attacco israeliano a Gaza.
Hezbollah ieri ha rivendicato decine di attacchi contro postazioni militari israeliane di confine, in rappresaglia per i sanguinosi raid di Israele nel sud del Libano e nella valle della Bekaa nei quali nelle ultime 72 ore sono morti non solo combattenti del movimento sciita ma anche civili, tra cui un bambino. Altri sette bambini libanesi sono rimasti feriti e gli attacchi aerei continuano ad aumentare in intensità e frequenza. Bombardamenti israeliani sono avvenuti anche sul governatorato di Baalbeck-Hermel, lontano dal confine. Il deputato di Hezbollah, Hussein Hajj Hasan, ha ribadito che la sua organizzazione cesserà gli attacchi quando Israele cesserà la sua offensiva a Gaza che ha ucciso oltre 41mila palestinesi. “Il nostro obiettivo è chiaro ed è evidente a tutti: impedire al nemico di vincere, e di aiutare la resistenza a Gaza a ottenere la vittoria”, ha detto Hajj Hassan. Affermazioni simili sono state fatte dal numero due di Hezbollah, Naim Qassem.
Le parole di Netanyahu lasciano pochi dubbi. “Faremo tutto il necessario per riportare alle loro abitazioni i residenti sfollati. Non ci accontenteremo di qualcosa di meno”, ha affermato il premier israeliano ieri alla riunione del governo. Sabato sera Netanyahu aveva esortato l’Esercito a prepararsi per un’ampia campagna in Libano, parallela a quella in corso a Gaza. L’offensiva, spiegano gli analisti, avrebbe lo scopo di allontanare di 10-15 km dal confine i combattenti di Hezbollah con intensi bombardamenti aerei in una prima fase e successivamente anche con un’offensiva di terra. Obiettivo che difficilmente Israele riuscirebbe a raggiungere in pochi giorni alla luce delle capacità militari del movimento sciita che, da parte sua, nel frattempo colpirebbe duramente le città israeliane, anche Tel Aviv e Haifa, con missili e droni, oltre a lanciare possibili incursioni in territorio israeliano. Gli esperti militari prevedono una guerra altamente distruttiva, soprattutto in Libano, con migliaia di vittime e lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone su entrambi i lati del confine. Già oltre, oltre alle migliaia di sfollati israeliani, in Libano almeno 100mila persone hanno dovuto lasciare le loro case nel sud del Paese.
Questa nuova ampia campagna militare non convince il ministro della Difesa Yoav Gallant che chiede prima il ritiro di gran parte delle forze impiegate ora a Gaza per inviarle al Nord. Gallant inoltre insisterebbe per dare ancora una possibilità alle trattative: è previsto oggi l’arrivo in Israele dell’inviato Usa Amos Hochstein che ha mediato più volte tra Israele e Hezbollah. Le divergenze con Yoav Gallant sono sempre più profonde e Netanyahu, affermano i media locali, potrebbe risolverle sostituendo il ministro della Difesa con il quale da lungo tempo mantiene rapporti tesi. Deve però tenere conto che anche il capo di stato maggiore Herzi Halevi non è favorevole a disperdere le forze israeliane su più fronti nello stesso momento.
Il premier israeliano non fa la voce grossa solo con Hezbollah. Ieri ha avvertito anche i guerriglieri Houthi che non mancherà di rispondere al lancio di un missile balistico dallo Yemen verso il centro di Israele, caduto a soli 35 chilometri dall’aeroporto internazionale Ben Gurion e che non è stato intercettato subito. Lo scorso luglio in seguito all’uccisione di un israeliano a Tel Aviv causata da un drone lanciato dagli Houthi – anche in quel caso i sistemi di difesa antiaerea furono fallimentari – l’aviazione dello Stato ebraico replicò qualche giorno dopo bombardando massicciamente il porto yemenita di Hodeida causando gravi danni e numerose vittime. Pagine Esteri
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