di Redazione
Pagine Esteri, 12 settembre 2024 – L’Australia ha deciso di revocare le medaglie al merito concesse negli anni scorsi ad alcuni alti ufficiali del suo esercito a causa dei crimini di guerra commessi sotto la loro sorveglianza nel corso dell’occupazione dell’Afghanistan.
La misura, annunciata oggi, è giunta sulla base delle conclusioni del “rapporto Brereton” pubblicato all’inizio di questa settimana, che ha trovato prove credibili del coinvolgimento del personale delle Forze di difesa australiane (ADF) nell’uccisione illegale di 39 prigionieri e civili nel paese asiatico tra il 2005 e il 2016.
Il ministro della Difesa australiano, Richard Marles, ha dichiarato al parlamento di Canberra che la decisione è stata presa in linea con le 143 raccomandazioni del rapporto pubblicato alla fine dell’inchiesta durata quattro anni, tra cui alcune relative alla “responsabilità dei comandi”.
Sebbene Marles non abbia nominato gli ufficiali a cui sono stati revocati i riconoscimenti né abbia specificato il numero dei militari coinvolti dal provvedimento, secondo i media australiani la decisione ha riguardato meno di 10 comandanti.
Marles ha anche affermato che l’ufficio dell’investigatore speciale sta valutando la possibilità di perseguire alcuni membri dell’ADF, ma che tali indagini “richiederanno anni per essere completate”. Le possibilità che eventuali ufficiali colpevoli dei crimini di guerra commessi in Afghanistan vengano puniti, quindi, appaiono molto remote.
Finora l’unico procedimento in corso è quello scattato nel marzo dell’anno scorso contro l’ex soldato dello Special Air Service Regiment Oliver Schulz, accusato di crimini di guerra per l’omicidio di un uomo di nome Dad Mohammed nel maggio del 2012, nella provincia afghana di Uruzgan. L’accusa nei confronti di Schulz è stata confermata da un tribunale di Sydney questa settimana.
L’ufficio dell’investigatore speciale sta proseguendo le indagini e nei prossimi mesi potrebbero scattare ulteriori procedimenti penali nei confronti di militari o ex soldati.
L’inchiesta quadriennale coordinata dal maggiore generale Paul Brereton, che è anche Commissario Nazionale Anticorruzione, non ha trovato prove inoppugnabili del fatto che i vertici militari fossero a conoscenza dei crimini di guerra.
Nel suo rapporto, tuttavia, l’ex giudice ha sottolineato che «i comandanti delle truppe, degli squadroni e dei gruppi operativi hanno la responsabilità morale del comando e quindi anche la responsabilità di ciò che accade sotto il loro controllo».
Il Ministro Marles ci ha tenuto a sottolineare che, se una manciata di membri dell’esercito del paese sono fonte di “vergogna nazionale”, più di 26.000 australiani hanno prestato invece con onore il proprio servizio contro i talebani. «A parte le azioni di pochi, hanno svolto il loro servizio con professionalità, onore e integrità. Dovrebbero essere orgogliosi del loro contributo e noi siamo orgogliosi di loro» ha affermato con enfasi.
Ciononostante, la rimozione delle medaglie è stata condannata dal presidente dell’Associazione australiana dei servizi aerei speciali, Martin Hamilton-Smith, che l’ha definita un «tradimento del coraggio e del sacrificio dei soldati» inviati in Afghanistan. Pagine Esteri
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