di Redazione

Pagine Esteri, 19 luglio 2024Non accennano a placarsi le proteste contro il sistema delle quote per l’accesso ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione nonostante le misure draconiane adottate dall’esecutivo del Bangladesh.

La repressione da parte delle forze dell’ordine e dei militanti della Lega Awami della premier Sheikh Hasina ha causato altre numerose vittime, che si aggiungono a quelle dei primi due giorni della settimana. Secondo alcuni media bengalesi il numero totale dei morti sarebbe salito ormai a oltre 50 e in tutto il paese si conterebbero centinaia di feriti, di cui alcuni in gravi condizioni.

Gli scontri tra i manifestanti – per lo più studenti delle scuole superiori e dell’università ma anche lavoratori e disoccupati – e la polizia si concentrano a Dacca, la capitale. Qui ieri un folto gruppo di manifestanti ha anche preso d’assalto l’edificio dell’emittente televisiva di Stato, “Btv”, appiccando il fuoco nell’ingresso e nel parcheggio.

Mercoledì i manifestanti avevano affermato di voler imporre una “chiusura completa” del paese. In molte città sono stati bloccati i trasporti pubblici e i treni e anche alcuni centri commerciali hanno deciso di chiudere in via precauzionale.

Nel frattempo uno studente di 17 anni è stato ucciso nell’area di Palashi. Prima di lui altre quattro persone sono state uccise nella zona di Uttara, una nella zona di Badda e una nella zona di Savar. Altre due vittime si contano a Chittagong.

Dopo aver chiuso martedì scorso scuole, università e madrasse islamiche, nel tentativo di bloccare le proteste il governo alcune ore fa ha bloccato anche i servizi internet per i dispositivi mobili, annunciando al contempo di essere disponibile a confrontarsi con il movimento studentesco.

Ieri sera la premier ha rivolto un appello alla nazione, lamentando la perdita di vite umane e assicurando la concessione di un sussidio economico alle famiglie degli studenti uccisi.

Al tempo stesso Hasina ha promesso la mano dura contro i contestatori. «Coloro che hanno dato inizio a omicidi, saccheggi e attività terroristiche, chiunque essi siano, saranno puniti» ha proseguito, dicendosi convinta che i «terroristi non abbiano alcun legame con il movimento di riforma delle quote» ma che «vi sono entrati e hanno creato una situazione di conflitto e anarchia».

La premier, oltre a rivendicare i progressi compiuti negli ultimi 15 anni sul fronte dello sviluppo economico e sociale, ha sostenuto che il governo ha dimostrato “pazienza e tolleranza” verso il movimento di protesta e che «la polizia ha collaborato per garantire la sicurezza dei manifestanti».

Alcuni media hanno informato che la polizia ha arrestato Ruhul Kabir Rizvi Ahmed, uno dei leader del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), la principale forza di opposizione.

Hasina ha intanto esortato gli studenti a non mettere a repentaglio la loro vita esortandoli ad attendere il pronunciamento della Corte Suprema che nei giorni scorsi ha sospeso per quattro settimane la sentenza dell’Alta Corte che ripristinava il sistema delle quote fortemente limitato nel 2018 dall’esecutivo a causa di massicce proteste, che riduce al 44% le assunzioni per merito nell’apparato pubblico a fronte del 56% assicurato ai figli dei combattenti per l’indipendenza dal Pakistan del 1971, alle donne, ai residenti in alcune regioni, ai disabili e alle minoranze etniche.

A rendere particolarmente attraenti i posti di lavoro pubblici è la modesta crescita occupazionale nel settore privato. Secondo dati dell’Ufficio di statistica del Bangladesh (Bbs) di marzo, il 39,88% dei giovani in età compresa tra 15 e 24 anni non è occupato, non studia né frequenta corsi di formazione o di apprendistato.

Alla base delle proteste ci sono anche le difficili condizioni economiche generali, causate dall’elevata inflazione, dall’aumento della disoccupazione – quasi un quinto dei 170 milioni di abitanti del Paese è senza lavoro – e dall’esaurimento delle riserve estere. Il Bangladesh ha ottenuto il varo di un “piano di salvataggio” da 4,7 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale nel gennaio 2023 che però dovrà restituire implementando riforme di tipo liberista e privatizzazioni.

Quelle in corso ormai da quasi tre settimane sono le prime importanti proteste organizzate contro il governo Hasina da quando si è insediata, a gennaio, per il suo quarto mandato consecutivo. Pagine Esteri






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