di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 25 novembre 2024. Domenica 24 novembre il gabinetto israeliano ha approvato la proposta, inserita in agenda all’ultimo momento dal premier Netanyahu, che impegna le organizzazioni finanziate dal governo a interrompere tutte le comunicazioni e collaborazioni con il giornale Haaretz, uno dei più importanti quotidiani del Paese.

A provocare questa risoluzione sarebbero stati “i molti articoli che hanno attaccato la legittimità dello Stato di Israele e il suo diritto all’autodifesa, e in particolare le osservazioni fatte a Londra dall’editore di Haaretz, Amos Schocken, che supportavano il terrorismo e chiedevano di imporre sanzioni al governo”.

Il riferimento è al discorso tenuto da Schocken in una conferenza l’1 novembre, in cui aveva affermato che “Il governo di Netanyahu non si fa scrupoli a imporre un crudele regime di apartheid a tutta la popolazione palestinese. (…) Intanto fa la guerra ai combattenti palestinesi per la libertà, che Israele chiama terroristi”. Schocken ha successivamente chiarito che con queste parole non faceva riferimento ad Hamas, ma la dichiarazione è stata sufficiente ad essere utilizzata come pretesto per colpire il suo giornale.

Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Kahri ha, infatti, prontamente chiesto al governo di boicottare il giornale, interrompendo qualsiasi collaborazione con Haaretz, compresi gli abbonamenti personali dei dipendenti, e di non pubblicare pubblicità sul quotidiano, proposta approvata domenica scorsa.

Non si è fatta attendere la risposta del giornale: “La risoluzione opportunista per boicottare Haaretz, approvata nella riunione del governo di oggi senza alcuna revisione legale, è un altro passo nel viaggio di Netanyahu per smantellare la democrazia israeliana. Netanyahu cerca di mettere a tacere un giornale critico e indipendente”. Pagine Esteri






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