di Valeria Cagnazzo – 

Pagine Esteri, 21 novembre 2024 – Sono 5 milioni ogni anno i bambini che muoiono nel mondo prima di aver compiuto i 5 anni di età. Tra le principali cause la malnutrizione, che colpisce 36 milioni di bambini sotto i 5 anni anni, 9 milioni dei quali in forma grave. È il triste scenario che emerge dall’Indice Globale della Fame 2024 (Global Hunger Index, Ghi), un rapporto internazionale annuale redatto da Welthungerhilfe, Concern Worldwide e Ifhv – Institute for International Law of Peace and Armed Conflict e curato per l’edizione italiana dall’organizzazione umanitaria Cesvi.

Il più colpito è il continente africano: in Somalia, Niger, Nigeria, Ciad e Sierra Leone un bambino su dieci non supera i cinque anni di vita. Anche la mortalità neonatale raggiunge i suoi tassi più alti a sud del Sahara, arrivando persino al 40%: si pensi che in Italia corrisponde allo 0,17% (1,7 su 1.000 nati vivi).

A mietere vittime tra i più piccoli sono innanzitutto insicurezza alimentare e carestie. L’assenza di cibo e diete povere di nutrienti essenziali per lo sviluppo determinano non soltanto morte e maggiore incidenza di malattie infettive, ma anche l’arresto della crescita, che nel mondo colpisce 148 milioni di bambini. Circa la metà della popolazione infantile in Burundi, Yemen e Niger subisce un rallentamento della crescita a causa della malnutrizione, e in aumento sono i casi in Afghanistan, Argentina, Mongolia.

La vita e i diritti dei bambini sono ulteriormente messi a repentaglio dalle guerre, che ovunque nel mondo colpiscono soprattutto i civili e tra di loro i minori. Quasi 2 miliardi di bambini vivono in un Paese in guerra e circa 473 milioni – più di un bambino su sei – vivono entro 50 km da scontri armati. In Sudan, dove la guerra civile scoppiata nell’aprile 2023 ha sprofondato il Paese in una delle emergenze umanitarie più drammatiche nel mondo, oltre 700.000 bambini sotto i 5 anni di età rischiano di morire e 9 milioni vivono in estrema insicurezza alimentare. In Medio Oriente si consuma la tragedia dei bambini della Striscia di Gaza, sotto bombardamento dal 7 ottobre 2023, privati dell’accesso al cibo, alla salute, all’istruzione: quasi la metà (44%) dei circa 42.000 Palestinesi uccisi durante l’operazione israeliana è rappresentato da bambini, per la maggior parte nella fascia di età compresa tra i 5 e i 9 anni.

Oltre ai conflitti, anche i cambiamenti climatici provocano fame e morte tra i più piccoli. Negli ultimi 6 anni, 43 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire ai disastri metereologici, e oltre un miliardo di bambini vive in aree in cui l’accesso a fonti idriche potabili è scarso.

Mentre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia (il 20 di novembre), il mondo sembra essersi dimenticato dei bambini. Il punteggio Ghi sulla fame globale per l’anno 2024, misurato sulla base di denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita e mortalità sotto i 5 anni, è di 18.3, un dato sostanzialmente fermo al 2016, quando era 18.3, e che non tiene conto delle inversioni di tendenza che si stanno registrando in molti Paesi, dove i tassi di malnutrizione e mortalità stanno tragicamente aumentando. L’Agenda sottoscritta da 193 Stati delle Nazioni Unite nel 2015 fissava tra i suoi obiettivi la debellazione globale della fame (“Fame Zero 2030”) entro il 2030. Un orizzonte che appare ormai irraggiungibile, in un mondo in cui i bambini muoiono a milioni di fame e a causa delle guerre, a dispetto delle giornate dedicate ai loro diritti. Pagine Esteri

 

 






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