Descrizione
Lo scrigno di Feliciello
Lo spunto trae origine da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, che, nel racconto intitolato “Lo mercante”, immagina, nei pressi di Cascàno – un casale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta –, la presenza di tre “papute”, tre diavoletti… Centinaia di anni dopo, ne “Lo scrigno di Feliciello”, Pasquale Cominale ridà loro la vita ed ecco che, fantasia aggiunta a fantasia, i tre spiritelli, ai giorni nostri ancora stanno nella Terra aurunca: mentre, però, due fratelli sono rimasti, né soli né sfaccendati, ma in verità “co’ ʼo core dinto ʼo zuccaro”, nella casa di Cascàno, il terzo, Feliciello, sopraffatto dalla noia, un assolato pomeriggio, “superate le case di Gusti e quelle di San Felice, avanzando – lentamente e a fatica! – tra petraie, dirupi ed alture, tra erbacce, ortiche ed arbusti spinosi” giunge a Valogno, un piccolissimo borgo, dove “perfino il sole e la luna, stanchi di camminare per strade vuote”, con indifferenza illuminano e rischiarano “muri scrostati, finestre chiuse, portoni sbarrati.” Feliciello, che si vanta di essere un mazzamauriello [un “folletto, in forma d’uomo”, spiega il Vocabolario Treccani] “scortese, indisponente e molto dispettoso”, e, per giunta, maligno, perfido e malvagio, si stabilisce in casa di Dorabella Mosella e Giogiò Castaldo. E qui – dichiarato il suo amore per una “Terra fatata: Terra di miti e di leggende, di magia e di prodigi”, per una “Terra lieta: di sole, di mare e di fronde” –, tra dispetti e burle, tra idiozie ed invettive, tra lampi di saggezza, cronache sconclusionate e racconti inverosimili, il “tenero” (sic!) folletto cambia, in pochi giorni, la vita dei due “sognatori” ed il destino del paese…
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