di Wael Taleb, Ambre Angliviel de La Beaumelle L’Orient Today

(traduzione di Federica Riccardi – le foto sono screenshot da Youtube)

Pagine Esteri, 6 giugno 2024 – Con l’acuirsi delle tensioni tra Libano e Israele, gli abitanti di Beirut si stanno preparando al peggio. Solo nell’ultima settimana, incendi sono divampati su entrambi i lati del confine, Hezbollah ha intercettato un altro drone israeliano e le bombe israeliane hanno distrutto case e negozi nel sud del Libano. I colpi all’ingresso di un ospedale a Bint Jbeil e a un’ambulanza hanno causato la morte di otto membri di Hezbollah, tre civili e un medico.

Lunedì, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha esortato Israele a occupare il Libano meridionale e a “danneggiare gravemente” Beirut. Il giorno seguente, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha visitato il confine, dove infuriavano gli incendi, innescati dalle granate provenienti da oltre confine. “Bruciano le nostre regioni, quindi dobbiamo bruciare tutte le roccaforti di Hezbollah”, ha dichiarato Ben-Gvir. “Distruggeteli. Guerra!”.

Libano del sud. Il villaggio di Aita al Shaab ripetutamente colpito dall’aviazione israeliana

A Beirut, il rombo dei jet israeliani è diventato un evento quotidiano, che scuote la città e i suoi abitanti. Christelle Abi Akil, 35 anni, madre di due figli, descrive la crescente paura e incertezza. “Sono tre giorni che sento i jet israeliani quando sono all’American University of Beirut (AOB). Tutto trema, il suono è più intenso, più frequente, e abbiamo sentito che hanno attaccato l’ambasciata americana, queste sono scuse che utilizzano per lanciare un attacco”.

Tre uomini hanno aperto il fuoco questa mattina, mercoledì, contro l’ambasciata americana in Libano, ad Awkar, a nord di Beirut, ferendo una persona all’interno dell’edificio. Gli spari sono stati uditi e inizialmente riportati da vari media libanesi. Diverse persone sono state arrestate in relazione all’incidente.

Dopo un’operazione di 20 ore martedì, i vigili del fuoco israeliani sono riusciti a spegnere le fiamme che hanno avvolto Kiryat Shmona e i suoi dintorni. Undici persone hanno ricevuto cure per l’inalazione di fumo. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato Kiryat Shmona, dichiarando: “Ieri il terreno è stato incendiato qui, ma è stato incendiato anche in Libano. Siamo pronti ad un’azione molto potente nel nord del Paese”.

Vigili del fuoco israeliani impegnati a spegnere un incendio provocato da droni di Hezbollah

Sono pronta a viaggiare in qualsiasi momento perché ho dei figli e non posso tenerli [qui in caso di guerra]. Anche se l’aeroporto è chiuso, siamo pronti ad andare via mare”, ha detto Abi-Akil.

Hassan Eid, 50 anni, condivide un sentimento di stanchezza e disperazione. “Penso che ci sarà una guerra perché Israele non continuerà ad accettare con leggerezza gli attacchi di Hezbollah. Secondo me, noi libanesi siamo stanchi, abbiamo sopportato abbastanza, i nostri figli vogliono vivere e tutti i partiti dittatoriali che sono affiliati all’Occidente hanno li hanno distrutti. Siamo ancora solidali, ma non ne abbiamo la forza”.

Per i più giovani, come Jamil Shoujah, 22 anni, laureato in informatica all’AUB, il conflitto è un duro sfondo alla loro vita quotidiana. “La guerra è già in atto. Penso che sarà così per il momento, credo che la guerra rimarrà come è adesso, con il Libano che colpisce e Israele che colpisce il Libano”, ha detto. “Loro ci vedono come terroristi così come noi vediamo loro come terroristi ma, per quanto riguarda la guerra, non credo che la situazione degenererà perché le conseguenze sarebbero molto gravi da entrambe le parti. Le perdite sarebbero elevate per entrambi, anche per i civili, quindi non credo che Israele sarà così stupido da dichiarare guerra al Libano o che il Libano dichiari guerra a Israele”.

Jamil ha aggiunto una nota di riluttante speranza: “A tutto ciò che sta accadendo non ho pensato troppo, vivo giorno per giorno. Ma per quanto riguarda l’escalation non credo che ci sarà molto di più, almeno spero, forse è una falsa speranza”.

Issam Soboh, 54 anni, parcheggiatore, mantiene l’ottimismo. “Secondo me non ci sarà una guerra. Si troverà un accordo. Il mio cuore sente che ci sarà un accordo nel Paese. Ci sarà un accordo in tutto il Paese. Nessuno andrà in guerra. Siamo con la resistenza dei palestinesi, ma non ci piace la guerra. Se arriverà da noi, tutti andranno a fondo. Sono loro che hanno iniziato”.

Tatiana Abdo, 29 anni, prova un misto di scetticismo e intorpidimento. “Onestamente, ho l’impressione che la situazione sia più una questione di propaganda che qualcosa che stia realmente accadendo. Non è che non sia possibile, ma sento che la questione è più che altro propaganda e qualcosa che paralizza le connessioni all’interno del Paese”.

“Non so se è una sensazione che ho perché ci siamo abituati, visto che le cose accadono sempre intorno a noi e siamo diventati insensibili. Non pensiamo che qualcosa possa davvero accadere. Potrebbe succedere qualcosa sotto casa mia e non crederei comunque che la guerra stia arrivando. Quindi forse il mio punto di vista è dovuto a questa ragione”. Pagine Esteri






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