di Claudio Avella – 

Pagine Esteri, 3 giugno 2024, Delhi, India. Sabato primo giugno si è tenuto l’ultimo turno elettorale delle elezioni più lunghe del globo, che coinvolgono un bacino elettorale di 960 milioni di aventi diritto al voto.

Si stanno contando i voti in queste ore. Sono numerosissime le maratone televisive e su canali YouTube di varie testate. Fino a ieri gli exit poll dei principali canali del paese prevedevano una vittoria schiacciante della National Democratic Alliance (NDA), guidata dal BJP di Narendra Modi: dai 350 ai 400 seggi sui 543 totali, superando anche i 303 vinti del 2019. Ma già questa mattina i risultati sembrano essere molto diversi, con l’NDA, in vantaggio, ma con un margine molto più esiguo sulla coalizione di opposizione, l’Indian National Developmental Inclusive Alliance (I.N.D.I.A).

Le campagne elettorali sono andate avanti incessantemente durante tutti i 44 giorni di elezioni. I partiti di opposizione hanno più volte espresso preoccupazione per le derive autoritarie di Modi. Il 30 e il 31 maggio l’attuale Chief Mininster di Delhi, del Aam Adami Party (AAP), in un video pubblicato sul proprio canale e in un’intervista rilasciata a India Today, ha attaccato duramente Modi, parlando apertamente di dittatura.

Kejriwal è stato arrestato lo scorso 21 marzo, per un presunto caso di riciclaggio di denaro e corruzione, ed è stato rilasciato su cauzione e per un periodo di soli 21 giorni, per poter fare campagna elettorale. Prima di lui, nel 2022 erano stati arrestati anche Manish Sisodia e Satyeandar Jain, che amministravano Delhi insieme a lui. Sono diversi i leader politici di opposizione che sono stati arrestati o indagati con accuse analoghe. Tra questi anche Rahul Gandhi e Sonia Gandhi, interrogati per un’indagine contro tutta la famiglia Gandhi per un presunto caso di riciclaggio, nel 2022.

Tutti hanno rigettato le accuse sostenendo che le motivazioni dei loro arresti fossero di natura politica. Kejriwal ha accusato Modi di stare usando la Legge sulla Prevenzione del Riciclaggio di Denaro (PMLA), del 2002, contro i propri avversari. Le modifiche apportate tra il 2009 e il 2019 alla PMLA hanno fatto sì che il principio della presunzione di innocenza decadesse: un cittadino può essere arrestato sulla base di un sospetto o una denuncia, trovandosi quindi nelle condizioni di dover dimostrare la propria innocenza.

Un’inchiesta dell’Indian Express del 2022 ha rivelato che il 95% dei politici in carcere o a processo, dal 2014 in poi, fanno parte dell’opposizione. Dal 2014 si contano, invece, 25 politici di opposizione che sono passati al BJP per fare decadere accuse o congelare i propri processi: di 25 casi, tre sono stati chiusi e venti sono in fase di stallo.

La libertà di stampa desta altrettante preoccupazioni: secondo Reporter Senza Frontiere, nella classifica per la libertà di stampa, l’India è scesa al 159º posto nel 2024, dal 140º nel 2014, su 180 Paesi. In India esistono circa 900 canali televisivi privati, di cui la metà si occupa di informazione, circa 140.000 pubblicazioni, di cui 20.000 quotidiani. Dal 2014, per i giornalisti è diventato sempre più difficile operare liberamente, soprattutto per la dipendenza delle testate da introiti pubblicitari, la cui fonte principale è il governo, e per la vicinanza tra alcuni grandi industriali e Modi: Mukesh Ambani da solo controlla 70 media seguiti da almeno 800 milioni di Indiani, e Gautam Adani ha acquisito il 65% del canale NDTV, dopo che i fondatori hanno subito perquisizioni per frode fiscale.

Accertamenti e perquisizioni sono frequenti anche per i canali di informazione: nel 2023 la sede indiana della BBC è stata sottoposta a 3 giorni di perquisizioni con l’accusa di evasione fiscale, in seguito alla trasmissione, nel Regno Unito, del documentario, “India: The Modi Question”. Anche Newslaundry, un media indipendente, ha ricevuto, negli ultimi 3 anni, tra i 55 e i 60 avvisi di accertamento dell’imposta sul reddito e ha subito due perquisizioni durante le quali sono stati sequestrati computer e cellulari.

Molti giornalisti hanno deciso di abbandonare i canali tradizionali per spostarsi su altre piattaforme, come YouTube. Tra questi Ravish Kumar, uno dei giornalisti più famosi del Paese, che ha abbandonato NDTV al momento dell’acquisizione da parte di Adani. Diversi sono anche i nativi YouTuber, come Dhruv Rathee, un giovane residente in Germania, che negli ultimi mesi ha svolto un’elaborata attività di fact checking e attivismo apertamente schierato contro il BJP, e che ha un seguito di quasi 21 milioni di persone.

Così, mentre in 10 anni di governo Modi non ha mai rilasciato una conferenza stampa, ma piuttosto solo interviste con giornalisti ben selezionati, secondo un’analisi di Newslaundry, su 429 segmenti in prima serata su sei dei principali canali TV, tra il 1° febbraio e il 12 aprile 2024, il 52% del tempo è stato speso per attaccare l’opposizione, il 27% per elogiare Modi e solo il 5% per parlare di temi quali educazione e lavoro.

Insieme a politici di opposizione e stampa anche molte ONG subiscono gravi pressioni: a 21.000 organizzazioni è stata revocata la licenza per ricevere fondi e donazioni dall’estero in base al Foreign Contribution Regulation Act (FCRA). Moltissime organizzazioni sono state costrette a chiudere. Alcune, come Amnesty International e Oxfam, sono sotto indagine, con l’accusa di aver violato l’FCRA. Amnesty sostiene che vi siano attacchi ogniqualvolta emerga una denuncia per violazioni dei diritti umani.

Quale sarà il futuro prossimo dell’India si saprà tra poche ore. E insieme ai risultati sapremo se l’India potrà preservare i valori contenuti nella propria costituzione o se vivrà un’epoca di inasprimento delle repressioni e di aumento delle diseguaglianze sociali. Pagine Esteri

 






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